NUOVO MILLENNIO  

Il lavoro

Il lavoro costituisce l’obiettivo primario di una economia perché consente alla gente di vivere decorosamente.
Attraverso il lavoro si realizza l’integrazione sociale, come testimonia la sorte di quelli che non lavorano. Purtroppo il lavoro non può essere garantito per decreto.
L’art. 1 della nostra Costituzione gli assegna, unica al mondo, un ruolo irrealizzabile, che crea non pochi squilibri e illusioni, e che andrebbe perciò aggiornato.
Il lavoro dipende più concretamente da uno dei cardini dell’economia moderna e cioè l’incrocio tra domanda e offerta.
Chi ha provato a garantire il lavoro per tutti ha lasciato dietro di sé fallimenti, dolore e povertà.
Ma una politica deve puntare a migliorare le condizioni economiche generali con lo scopo primario di permettere l’accesso a tutti all’impiego. Questo risultato si ottiene attraverso un’economia dinamica, che significa esattamente un sistema produttivo che crea più posti di lavoro di quanti ne sopprime.
Una sana politica di sviluppo non interviene solo in difesa di  ogni posto di lavoro, , ma rimane vigile nei confronti della disoccupazione oggettiva e cerca di alleviare il disagio dei singoli.
Una politica di sviluppo consente a ciascun lavoratore di accedere a un posto di lavoro, di cambiarlo se vuole, e di non temere di cambiarlo se lo deve cambiare.
Favorisce, inoltre, la possibilità di accedere ad una formazione professionale vera, non monopolizzata dall’enorme apparato burocratico di cui si nutre attualmente con risultati decisamente scarsi rispetto all’impegno finanziario profuso.
Occorre, infine, vigilare sulle nuove sofferenze del lavoro generate, a volte e contrariamente a quello che dovrebbe essere, anche da un progresso tecnico non sempre attento alle esigenze del lavoratore.
Gli infortuni sul lavoro sono, forse, ineliminabili perchè non esiste attività umana esente da rischio.   Lo dimostra la drammatica impotenza della legge 626/94, figlia di una visione ideologica e burocratica, che, nella sua perfezione eccessiva, non ha prodotto alcun miglioramento sostanziale al triste bilancio degli infortuni. Ha invece migliorato l'esistenza di un esercito di professionisti della sicurezza, che sono peraltro incolpevoli di fronte all'impossibilità di applicazione della normativa.
Il primo controllore del rischio deve essere il diretto interessato. La propria sicurezza non può essere delegata a nessuno. E poichè sarebbe irrealistico pretendere che il singolo lavoratore metta a rischio (perchè a volte di questo si tratta) la propria immagine e altro nell'azienda, è il sindacato che si deve fare carico di agire o di raccogliere le segnalazioni e intervenire per eliminare le cause di rischio, piuttosto che dedicarsi ad organizzare cortei di protesta ex post.