NUOVO MILLENNIO  

L'economia di mercato

L’economia di mercato è entrata nel programma di tutti i partiti, al di fuori di una sparuta pattuglia di comunisti.
Non basta però dire che si accetta il mercato, come una condanna, perché non ci sono alternative. Alcuni subiscono il mercato in maniera rassegnata, quasi con vergogna, sempre pronti a gioire quando qualcosa da quella parte non va, e condannando il “liberismo”, parola magica che li libera dal complesso del “mercato” ritenuto la fonte di tutti i mali da 70 anni in qua.
Tutti si sono dichiarati liberali dopo il 1992, ma dopo la crisi attuale tutti si sono affrettati a prevedere la fine del capitalismo e la necessità di “cambiare” in direzione di una improbabile terza via, che nessuno ha ancora individuato.
Occorre invece affermare che l’economia di mercato non è una scelta, ma una necessità che non ha alternative, salvo migliorarne il funzionamento.
Sembra che gran parte dell'umanità guardi all'occidente, non solo come meta da raggiungere fisicamente, ma come organizzazione di vita. Le critiche dei tanti che puntano il dito contro l'economia di mercato, in evidente contrasto con le proprie consolidate condizioni e abitudini di vita, sono strumenti ideologici per conquistare voti alla vecchia maniera, cioè imbrogliando la gente, perchè nei fatti nessuno è disposto a rinunciare al proprio benessere, e tanto meno coloro che possono finalmente permettersi di entrare in un supermercato e acquistare quello che vogliono, nei confronti dei quali vengono indirizzate vere e proprie contumelie dai pauperisti. Anche nei paesi poveri ci si comincia ad accorgere  che certe basilari idee di sviluppo vanno attuate nel luogo in cui vivono, piuttosto che andare a cercare altrove il benessere.

Ma anche l’economia di mercato se lasciata a sé stessa tende a produrre distorsioni soprattutto per mano degli speculatori. E allora siamo di nuovo alla necessità di controlli che devono essere più marcati e meno timidi, di fronte agli speculatori. Le cosiddette Autority possono esercitare un ruolo positivo, e lo stesso potrebbero fare le organizzazioni dei consumatori se solo riuscissero a mantenere la propria indipendenza dalle tendenze egemoniche della politica.
L’economia di mercato, ben regolata, va vista come la sola dinamica positiva che permette di creare la ricchezza collettiva e individuale, attraverso cui è possibile realizzare finalmente la giustizia sociale. Non c’è alcuna contraddizione tra l’economia di mercato e le esigenze di un’equa distribuzione della ricchezza tra i cittadini.

La Finanza
La finanza è uno dei fattore di crescita.
La finanza vive di innovazione continua. Tra i vari fattori economici è il più costantemente innovativo, perché stimolato dai vincoli che gli vengono imposti, vincoli che la finanza tenta immediatamente di aggirare. È una rincorsa che si riproduce con un circolo insieme virtuoso e vizioso. L’unica difesa per far prevalere il primo al secondo è la rapidità dell’intervento regolatore e la consapevolezza di doverlo ripetere nel breve periodo.
La crisi economica mondiale e altri fatti clamorosi hanno dimostrato che, approfittando di competenze raffinate, alcuni imbroglioni cercano di appropriarsi di giganteschi profitti ingiusti, fenomeno che va combattuto e ci sono mezzi per combatterlo.

L’impresa e gli imprenditori.
L’impresa è una sorgente di ricchezza e di integrazione sociale.
La propensione al rischio è fattore d’innovazione e di crescita.
L’impresa deve potersi dispiegare pienamente per creare la dinamica economica di cui tutta la società ha bisogno.