NUOVO MILLENNIO

I nuovi luddisti

I nuovi luddisti sono i “no-global”, i pacifisti e verdi intransigenti.
Parlare di questi fondamentalismi significa accomunarli in una medesima radice.
Non a caso i loro rappresentanti si ritrovano sempre insieme a manifestare e protestare, anche violentemente, contro i governi.
Essi hanno in comune la stessa visione del mondo, la stessa sfiducia, lo stesso ricorso a valori assoluti di tipo libertario.

Una visione del mondo ferma e semplificata. Il passato è quello dato dalle televisioni, il futuro è rigorosamente rifiutato.

Il giovane, gli ecologi, i puri dell’ambiente hanno la fortunata illusione di una divisione semplice fra il bene e il male.

I due gruppi predicano con la stessa passione la sfiducia nei governi, la fuga dai complicati processi di mediazione, l’inutilità di partecipare a coalizioni dove siano presenti opinioni diverse.

Nella loro protesta chiedono meno politica, meno governo, meno tecnologia, evocando così tutte le condizioni della crisi che può travolgere il loro futuro.

Infatti, non sono disponibili, o lo sono scarsamente, verso i valori del progresso individuale e sociale. Al contrario per entrambi bisogna bloccare la macchina, impedire che la situazione si evolva.

Tutti concordano sulla medesima persuasione che si sia verificato uno strappo fra passato e presente. La cinghia di trasmissione del passato si è rotta, perduta la fiducia che da una generazione all’altra possa verificarsi un miglioramento.

I due gruppi sono appassionatamente ostili alla “politica”, cioè alla necessità del compromesso tra visioni diverse, perché questa idea è estranea al pessimismo e all’apocalisse.

Pensano che qualunque atto di governo faccia slittare l’umanità verso un peggioramento il cui esito certo è la distruzione del pianeta, gli uni per via ambientale, gli altri a causa dell’energia nucleare o della bomba atomica.

Questi figli del benessere non considerano affatto che questo sistema ha trasformato i sudditi in cittadini, ha permesso al capitalismo di realizzare tutti i suoi effetti, all’industria di rivelare il suo rapporto naturale con la libertà, al socialismo dispotico di manifestare il suo fallimento.

Sembrano solo impegnati a dire “basta”.

Anche la motivazione religiosa si inserisce in questo dibattito.
Il Papa sembra dire “L’uomo non cambi ciò che Dio ha fatto”.

Siamo di fronte a nuovi luddisti, che guardano con pessimismo allo sviluppo e con ostilità alla scienza e alla tecnologia.
Vorrebbero eliminare ogni rischio che invece è insito in ogni attività umana, dimenticando che prima del controllo umano sulla natura tutto era peggio.

Il resto è maledizione da predica o sogno pastorale, non è realtà.